Phone:
(701)814-6992

Physical address:
​6296 Donnelly Plaza
Ratkeville, ​Bahamas.

Cannabis a scopo ricreativo, pronto studio pilota

Discover Our Journey So Far

We are a leading company dedicated to empowering individuals to achieve their dreams through innovative solutions and exceptional services.

We are a leading company dedicated to empowering individuals to achieve their dreams through innovative solutions and exceptional services.

We believe that everyone has the potential to achieve greatness and fulfill their dreams. That\’s why we are committed to providing innovative solutions and exceptional services that empower individuals to overcome obstacles and turn their aspirations into reality. With a strong focus on customer satisfaction and a team of experienced professionals, we strive to deliver unparalleled results and make a positive impact in the lives of our clients. Join us on this journey of empowerment, and let us help you make your dreams come true.

https://www.youtube.com/watch?v=oBd-scWHjso

Faccia a faccia sulla cannabis

Il Quotidiano 19.03.2025, 19:00

NOTA: Questo testo è stato trascritto utilizzando uno strumento automatico. Di conseguenza, potrebbero esserci errori di ortografia, grammatica o punteggiatura.

Intro:

Presenter (Laura:):
Noi ora continuiamo con un tema che è un vero e proprio sempre verde: la regolamentazione della Canapa. Lo facciamo con Sharon Bernardi. Buonasera Sharon, a te e ai tuoi ospiti.

Quotidiano

Sharon Bernardi:
Grazie mille. Buonasera, ne parliamo perché questo tema è sul tavolo della politica.

O meglio, sarà in Gran Consiglio la settimana prossima, cioè la possibilità di effettuare anche in Ticino un progetto pilota scientifico via un gruppo di lavoro che potrebbe essere coinvolto da esperti e politici. Per parlarne stasera in studio ho invitato due Parlamentari che sono ovviamente su fronti diversi: Maurizio Agustoni. Buonasera e benvenuto. Lei è gran consigliere del centro, la considera un po’ il portabandiera di quelli che potremmo definire gli scettici. Prima domanda di entrata in materia: se Berna dà la possibilità, perché le chiedo, il Ticino dovrebbe restare alla finestra?


Maurizio Agustoni – granconsigliere Il Centro TI  

Ma infatti nessuno dice che il Ticino dovrebbe restare alla finestra. Tanto è vero che due progetti che sono nati in Ticino hanno già avuto un primo via libera da parte della comitato etico.

Tocca adesso all’autorità federale decidere se dare il definitivo Luce Verde a questi progetti. Quello che noi non siamo d’accordo è che sia il Consiglio di Stato, l’amministrazione Cantonale, che si faccia promotrice di questi progetti di sperimentazione, che come abbiamo visto vengono promossi perlopiù da persone private, università e centri di ricerca.

Sharon Berardi: Sul fronte opposto, gran consigliera dei Verdi del Ticino. Benvenuta anche a lei. In Svizzera, lo sappiamo, ci sono già sette progetti pilota. Le chiedo quindi perché in Ticino ce ne dovrebbe essere uno in più?


Giulia Petralli – granconsigliere PS TI

“Siamo un cantone di frontiera: ci possono essere delle ripercussioni differenti e dobbiamo testare ed avere dei dati.

Questi progetti pilota arriveranno con dei risultati anche a breve, certi, gli ultimi nel dicembre del 2028. Quindi non dovremmo aspettare tanto, avremo già un bel quadro. Diciamo che lo scopo di questi progetti è quello di raccogliere i dati affinché si possa fare una scelta, ovvero lasciare le cose come stanno oppure andare a regolamentare l’uso ricreativo della Canapa. Questa è una scelta fatta di scienza e coscienza. Di conseguenza, a nostro avviso, più dati abbiamo sul tavolo, meglio è per poi arrivare a fare una scelta consapevole e ponderata. Inoltre, un altro aspetto è anche che questi progetti sono stati avviati in altri Cantoni della Svizzera, quindi nella parte francese e nella parte tedesca. In Ticino manca un progetto di questo tipo e, secondo noi, è essenziale che venga posto anche qua in analisi quello che potrebbe comportare la sperimentazione della canapa, proprio perché il Ticino, lo sappiamo, ha un tessuto economico e sociale un po’ diverso rispetto al resto della Svizzera.”


Sharon Bernardi: 

Ci sono due proposte di sperimentazione. Una di queste si chiama Ticann e ha già ricevuto negli scorsi giorni l’ok del comitato etico cantonale. Vi propongo di vedere subito di cosa si tratta e poi torniamo a parlarne in studio. I sette progetti pilota svizzeri hanno una base data da una modifica della legge federale sugli stupefacenti. L’articolo 8A dice che l’ufficio federale della Salute, dopo aver consultato i cantoni e i comuni interessati, può autorizzare progetti pilota scientifici con stupefacenti a scopi non medici.

Dr. Florian Elliker: 

Quali prodotti sono utilizzati e in che modo? Sappiamo troppo poco e vorremmo capire di più sul consumo quotidiano.

A Berna si discuterà di una nuova legge, perciò dobbiamo conoscere anche la situazione ticinese


Sharon Bernardi: 

Infatti, il progetto proposto in Ticino è da Christine Pinana, svizzera di origine canadese e psicologa di formazione, che ci sta lavorando da anni.

È meglio avere prodotti controllati, regolamentati e non mescolati con altre sostanze, anche sintetiche. 


Presenter:
Ma lo scopo di chi promuove il progetto, peraltro già approvato dal comitato etico, non è quello di aumentare il consumo. Si tratterebbe invece di capire quanto un consumo impatti sulla salute. Parteciperebbero solo soggetti ticinesi o residenti nel Cantone. La cannabis verrebbe distribuita in tre dispensari appositi. L’idea vedrebbe poi la collaborazione di un’azienda dedita alle sperimentazioni cliniche.

Dr.ssa Cristina Morelli:

L’obiettivo, che credo sia la base di questa scelta, è quello di poter basare eventuali scelte legislative

veramente su quello che è l’impatto sui singoli individui, sulla salute pubblica e sulla sicurezza di tutti i cittadini, sia a livello federale che a livello regionale. 


Presenter:
La signora Pinana cita un esempio del suo paese d’origine: 

Christine Pinana:
in Canada, all’inizio della regolamentazione, si è registrato un leggero aumento del.

consumo del 3%. Ma è anche vero che il 20% dei consumatori è passato dal fumo allo svapare e all’uso di prodotti alimentari con un rischio molto basso


Dr.ssa Cristina Morelli:

Bisogna, secondo me, essere molto realisti: il consumo della canapa avviene semplicemente, non se ne vuole parlare e non si vuole dire quante persone la consumano.

Presenter:
Per questo si sostiene una raccolta di dati:

Dr.ssa Cristina Morelli:

Saranno pubblici e sarà possibile parlare e affrontare queste problematiche anche

con il proprio medico di famiglia, con il farmacista, con operatori sanitari con cui magari oggi un consumatore non si sente di parlare di queste cose.

Presenter:
Un tema che promette di far scintille in Gran Consiglio.

Sharon Bernardi:
Maurizio Agustoni, la vedevo che scuoteva ogni tanto la testa. Riprendo proprio da lei: Se ho capito bene il suo ragionamento, questi progetti pilota vanno bene, basta che se li paghino da soli.

Ma le chiedo, questo non significa non approfondire, non essere pronti, non mettere in campo già quelle che potremmo chiamare delle misure fiancheggiatrici?


Maurizio Agustoni – granconsigliere Il Centro TI  

Le sperimentazioni a livello svizzero sono in corso, sono sette. L’avete detto voi: una sola è stata promossa da un Cantone, quella del Canton Basilicata.

Le altre sono state tutte promosse da società o da associazioni, come in questo caso, e vengono comunque seguite da università, dal Politecnico di Zurigo. Quindi hanno una base scientifica e queste contribuiranno a dare gli elementi all’assemblea federale, che è quella che deve decidere se e come regolamentare il consumo di canapa in Svizzera. In Canton Ticino, questi progetti vengono promossi; nessuno vuole vietare che vengano portati a termine. Ci mancherebbe altro! Quello che noi diciamo è che, visto che ci sono già dei privati e ci sono già degli universitari — l’abbiamo visto con il professore — che stanno svolgendo questi progetti, non ha senso che il Canton Ticino promuova un suo progetto.

Sharon Bernardi:
Promuovere un suo progetto vorrebbe dire già cominciare a studiare il fenomeno.

Maurizio Agustoni: 

Alcune sperimentazioni in Svizzera sono in corso da 3 o 4 anni, quindi ci mancherebbe altro che non si debbano raccogliere dei dati con la prudenza. Perché una sperimentazione vuol dire che non si sa se poi si faccia un bene o un male. È per questo che le sperimentazioni sono circoscritte. Mi sembra che due sperimentazioni in Ticino, quando ce ne sono sette nel resto della Svizzera, sia un numero comunque congruo.

Sharon Bernardi: 

Signora Petralli, il signor Agustoni prima l’ha già detto: su questi sette progetti, ce n’è uno solo che è sostenuto, tra virgolette, finanziato da un’amministrazione pubblica. Magari la regia mi aiuta a rivedere la cartina di prima: è quella di Basilea città. Se non ci sono amministrazioni pubbliche che si lanciano in questo progetto, una spiegazione ci sarà. Probabilmente anche il concetto di droga di Stato fa ancora un po’ di paura, no?

Giulia Petralli: 

Sì, effettivamente. La richiesta della mozione iniziale partiva proprio da parte del mozionante, che era il signor Lepori, di creare un gruppo di lavoro promosso dal Cantone, che poi si facesse promotore di questo progetto pilota.

Le conclusioni del rapporto mio e del collega Forini, invece, hanno un po’ modificato questa richiesta iniziale. È vero che l’obiettivo è far sì che il Cantone non sia protagonista, ma sia un collaboratore di questi progetti che già ci sono e già sono pronti a partire. Di conseguenza, per noi rimane comunque essenziale che il Cantone cooperi con questi attori che già sono pronti per iniziare.

L’abbiamo sentito anche prima e in questo senso, raccolga i dati anch’esso per poi essere pronto qualora e se effettivamente questa regolamentazione ci sarà. Penso ad esempio alla prevenzione sui minori, che è fondamentale.

Sharon Bernardi: 

Facciamo un attimo un passo avanti, perché parlare di progetti pilota non vuol dire ancora parlare di legalizzazione. Sono due cose estremamente diverse, e questo va sottolineato. Però bisogna dire che Berna un passo avanti l’ha già fatto: il giorno di San Valentino, la sottocommissione per la sicurezza sociale e la sanità del Consiglio Nazionale ha dato il via libera a un progetto preliminare di legge che deve essere pronto entro l’estate.

Agustoni, tutto questo nell’ambito della discussione di un’iniziativa parlamentare — Siegenthaler — che è del partito Alleanza del Centro. Quindi mi pare un po’ dalle sue parti, no? Non voglio insinuare nulla, ma c’erano state delle scissioni e poi l’Alleanza del Centro ha ereditato quel percorso.

Maurizio Agustoni: 

Sì, ci sono diverse sensibilità che contribuiscono a formare la frazione del Centro a livello federale. Non voglio nascondermi: probabilmente ci sono anche deputati federali del Centro che potrebbero vedere positivamente una regolamentazione, magari basata sull’esperienza canadese che è stata ricordata prima.

Tuttavia, non sarei così ottimista. Un mese fa è uscito uno studio dell’Università dell’Ontario, basato su oltre 10 anni di osservazione, che mostra come il consumo di cannabis, da quando è stata legalizzata, sia cresciuto in modo massiccio. Sono aumentate in modo significativo le psicosi, soprattutto tra i giovani, e sono quintuplicati i ricoveri in ambulanza per intossicazione.

Detto ciò, ci sono anche esempi in cui la legalizzazione ha portato benefici,…

Bernardi:

ma non voglio fare un monologo. Lasciamo spazio anche agli altri di intervenire. Facciamo parlare tutti,

Giulia Petralli:
ma gli studi vanno letti fino in fondo, non soltanto l’abstract. Se lei va fino alla fine dello studio, vede che gli stessi autori riconoscono i limiti di questo studio. Parlano, ad esempio, di analisi fatte durante il Covid e di un accesso non completo ai dati. Non c’è stata la possibilità di vedere le malattie pregresse delle famiglie di questi ragazzi che poi hanno sviluppato psicosi.

Attenzione, io non sto sottovalutando il problema. Il fenomeno esiste, ci può essere, ed è per questo che bisogna essere pronti, come dicevo prima, soprattutto sulla prevenzione per i minori e gli adolescenti.


Sharon Bernardi: 

Abbiamo parlato di uno studio dell’Ontario, ma ora vi farei vedere delle cifre che riguardano proprio la Svizzera. Potrebbero farci dire, signor Agustoni, che la politica della repressione finora non ha funzionato molto. La percentuale di giovani che fuma in modo problematico è più del doppio rispetto a quella degli adulti. Per “problematico” intendo che non hanno più il controllo sul consumo degli spinelli, con problemi di concentrazione, sensi di colpa e via dicendo. Quindi, qualcosa bisogna comunque cambiare. 


Maurizio Agustoni: 

Nessuno sostiene che con le sperimentazioni i minori avranno accesso alla cannabis. Il tema dei minori resterà, con o senza regolamentazioni. Sappiamo che in Svizzera ci sono 100.000 persone con un consumo problematico di cannabis. È come svuotare città come Bellinzona, Mendrisio e Locarno e riempirle con persone che hanno un consumo problematico.

Dopodiché, ci sono esperienze in vari paesi sulla regolamentazione e legalizzazione. Queste esperienze che stiamo raccogliendo in Svizzera servono a capire se c’è un modello migliore rispetto a quello attuale. Tuttavia, il tema dei minori resterà anche con una legalizzazione. Anzi, c’è il rischio che, essendoci più sostanza disponibile, i minori abbiano maggiore accesso. Questo sarà sicuramente qualcosa da valutare.

Ripeto, nessuno è contro la sperimentazione. Crediamo però che non sia compito dell’amministrazione cantonale mettersi a vendere canapa. Questo è stato detto e ripetuto.

Sharon Bernardi: 

Abbiamo capito, signora Petralli. Perché legalizzare una sostanza che provoca problemi psichici più importanti dell’alcool e del tabacco? Possiamo vedere adesso una grafica. Qui stiamo parlando di depressione: vediamo un 3,6%. Stiamo parlando di depressione o nervosismo eccessivo. Depenalizzare vuol dire anche, forse, banalizzare un po’ il consumo, no? Qua non si parla di…

Giulia Petralli: 

No, qua non si parla di banalizzare, ma di regolamentare la cannabis. Questo vuol dire concretamente toglierla dal mercato illegale e permettere che ci sia un controllo a livello di consumo, acquisto, vendita e, soprattutto, qualità del prodotto. Questo per noi è indispensabile.

Regolamentare vuol dire anche poter avere accesso al consumatore e instaurare con lui un dialogo. Laddove c’è un problema di consumo o abuso della sostanza, ci deve essere un accompagnamento verso terapie o aiuti concreti. Oggi questo non è possibile, proprio perché l’accesso a queste persone non è scontato. Si riforniscono su un mercato sempre più pericoloso per la qualità delle sostanze. 

Maurizio Agustoni: 

Depenalizzare vuol dire Depenalizzare…(continua…) 

Vorrà dire che chiunque potrà comprare. 

Giulia Petralli:

Depenalizzare vuol dire aumentare la possibilità di accesso, sì, ma noi parliamo di regolamentare. Questo vuol dire comunque anche poter accedere a quello che è la produzione propria e via discorrendo.

Sharon

Vi ringrazio. Abbiamo capito che il dibattito sarà molto scoppiettante anche in Parlamento la settimana prossima. Stasera ne abbiamo avuto un assaggio e vedremo come andrà a finire la prossima settimana. Laura, la parola può tornare a te.

Laura: Grazie, Sharon.


Appuntamento a 24 marzo 2025 per un dibattito in Gran Consiglio

Screenshot

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *